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Intelligenza artificiale per far crescere feti umani in laboratorio, la proposta dalla Cina

Far crescere dei feti umani in laboratorio è ancora oggi fantascienza. Nel caso una tecnologia del genere fosse un giorno realmente possibile, tuttavia, quello che sembra più o meno certo è che ci sarà bisogno di un monitoraggio profondo degli embrioni mentre crescono.

Questo monitoraggio, da fare naturalmente 24 ore su 24, probabilmente non potrà essere affidato agli esseri umani e ci vorrà una tecnologia basata sull’intelligenza artificiale.

Secondo quanto spiega un nuovo articolo del South China Morning Post, un team di ricercatori di Suzhou ha sviluppato un sistema di intelligenza artificiale che può fare proprio questo: prendersi cura degli embrioni umani nel corso dei mesi durante i quali crescono in utero artificiale.

L’intelligenza artificiale è già stata testata e ha mostrato di potersi prendere cura di diversi embrioni animali contemporaneamente mentre crescevano negli uteri artificiali.

Questa sorta di “tata” fatta con algoritmi di intelligenza artificiale viene descritta in un nuovo studio apparso sul Journal of Biomedical Engineering.

Secondo gli stessi ricercatori questa tecnologia permetterebbe la crescita dei feti umani in maniera più sicura rispetto a quanto possa avvenire nel grembo di una donna.

Un utero artificiale, definito nell’articolo del South China Morning Post anche come “dispositivo per la coltura di embrioni a lungo termine” è sostanzialmente una sorta di contenitore in cui l’embrione cresce avvolto nei fluidi nutrienti.

Il sistema, testato sui topi, monitorava gli embrioni “con dettagli senza precedenti”, come riferisce l’articolo.

Registrava tantissime tipologie di dati, anche quando il feto si muoveva, e lo faceva per tutto il giorno.

Gli algoritmi, poi, contrassegnavano eventuali segni di cambiamento importanti, di quelli che potevano segnalare problemi, e, eventualmente, cambiava l’apporto di nutrienti o modificava l’ambiente interno dell’utero artificiale, ad esempio calibrando l’apporto di anidride carbonica.

Lo stesso algoritmo classificava gli embrioni a seconda del loro potenziale relativo alla salute e allo sviluppo. Il monitoraggio avveniva anche tramite l’acquisizione di immagini ultranitide raccolte con particolari fotocamere.

Secondo quanto spiega l’articolo, un sistema del genere potrebbe diminuire il dolore, i rischi nonché il costo di una vera gravidanza per una donna, ad esempio uno in carriera.

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